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Perché nel momento in cui la sensazione si fa percezione gli stimoli vengono comparati all’esperienza, deformati dall’abitudine, inquinati dall’evocazione. Ecco la nostra accettazione di prodotti di scarsa qualità sensoriale solo perché ci sono famigliari.
Un caffè astringente, un pane che sembra gomma, frutta che non ha aroma, carne che sa di nulla (quando va bene), prosciutto crudo in cui si sente solo il sale, maionese in cui si avverte il rancido dell’aceto: continuiamo a comprali perché ci siamo abituati, sotto la spinta delle pubblicità martellante e la comodità di trovarli ovunque sullo scaffale.